Probabilmente avete sentito parlare dell’espressione solo travel e sapete cos’è: partire da soli, unici protagonisti dell’esperienza di viaggio. Un fenomeno socioculturale nemmeno poi così nuovo, che sta assumendo i tratti di un trend globale; riuscirà il mercato del turismo a far fronte alle esigenze di chi sceglie il solo travel?
Solo travel: fenomeno generazionale?
Pare che il solo travel stia diventando un modo di viaggiare sempre più diffuso, soprattutto tra i millennials; lo suggeriscono numerosi studi statistici elaborati soprattutto negli Stati Uniti, confermati anche dalle agenzie di viaggio e gli operatori del settore turistico europei.
Ma partire senza compagnia ha smesso di essere un tabù anche tra le generazioni precedenti, soprattutto fra le donne, e tutto dimostra che il solo travel ha perso quasi totalmente la sua connotazione bizzarra e originale nell’immaginario collettivo.
I perché del solo travel
A spingere le persone a partire in solitaria sono sicuramente delle motivazioni personali legate alla sfera emotiva, ma anche alcuni aspetti pratici.
Il solo travel è la sfida a superare paure, insicurezze o blocchi emotivi, che ci si trova costretti ad affrontare proprio perché, soli durante il viaggio, si può fare affidamento esclusivamente su sé stessi. Significa non aver paura della solitudine, di sedersi in un bar o mangiare in un ristorante da soli, di riflettere e meditare sulla propria esistenza e sul mondo. Solo travel è imparare a conoscersi e a prendersi cura di sé stessi.
Sull’opzione solo travel conta anche l’aspetto economico-organizzativo. Viaggiare da soli comporta molti meno vincoli per la scelta di quando partire, non dover conciliare i desideri e le esigenze di più persone. Indipendenza, nonché tempi e ritmi più flessibili durante il viaggio.
Il solo travel è una sorta di complemento del concetto di “live like a local”. Il viaggiatore solitario è alla ricerca dell’autenticità dei luoghi visitati, vuole conoscere nuove realtà, fare esperienze e mettersi alla prova in contesti inaspettati.
Il fenomeno del solo travel sui social
Su Facebook e ancor più su Instagram, l’hashtag #solotravel ha una presenza determinante. I traveller che catturano più follower sono quelli che viaggiano in solitaria al di fuori degli schemi del turismo di massa.
I seguaci cercano le emozioni, ma anche consigli su come organizzare un viaggio da soli, quali mete scegliere per il primo solo travel, aiuti per le strutture a cui appoggiarsi o le compagnie aeree con offerte low cost o, ancora, sui periodi migliori per visitare una parte del mondo piuttosto che un’altra.
Consigli per viaggiatori in solitaria
Analizzando le risposte e i suggerimenti degli influencer solo travel, si evince che i luoghi migliori sono quelli che ribaltano il punto di vista del viaggiatore: paesi esotici per cultura, conformazione geografica, clima. L’Islanda, il Guatemala o il Costa Rica, il Vietnam, la Thailandia o l’India, la Nuova Zelanda, la Patagonia.
E se per la prima esperienza di solo travel non si volesse azzardare troppo, mete più vicine e viaggi brevi possono aiutare a prendere coraggio: Spagna, Francia, Germania, Inghilterra, alcune zone dell’Italia, al di fuori dei circuiti turistici, offrono la possibilità di fare esperienze interessanti, se esplorate in solo travel.